Era il fratello di mia nonna paterna e si sa che la discendenza da quel ramo genealogico non è delle più stabili, mentalmente parlando.
Ricordo di lui i tratti del viso, segnati dal tempo e dalle pene. Il sorriso vuoto perché di denti ne aveva pochi. Un ometto incurvato dalle fatiche e dal tempo come un legno pregiato.
Pregiato era il suo modo nei confronti dei suoi pronipoti.
Era sopravvissuto ai campi di concentramento. E quell’esperienza lo aveva segnato tanto. Parlava poco e niente. Per lo più erano modi di dire che erano come intercalari nel rapportarsi.
La cosa più divertente avveniva al mare. Lui dopo aver fatto il bagno, ed era un buon nuotatore, si rotolava nella sabbia per asciugarsi.
Ecco non aveva modi consueti ma era grande di cuore.
Un ringraziamento a teddyboy. Per avermi fatto tornare alla mente tutto ciò.
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